RIFIUTI ZERO? POSSIBILE E CONVENIENTE SECONDO PAUL CONNETT

Domenica 14 ottobre alle 21, presso la Sala del Camino di Villa Puricelli a Sesto San Giovanni si è svolto un interessante incontro con il professore Paul Connett che ha presentato con estrema chiarezza la strategia “rifiuti zero”.
Prima che Paul Connett prendesse la parola
Gianmarco Corbetta, attivista del movimento 5 stelle di Monza, ha fatto una presentazione della serata analizzando “9 miti da sfatare”, frasi che ogni giorno vengono dette, specialmente da i nostri politici, che risultano, in realtà, false.

Il primo mito analizzato è quello del “termovalorizzatore”. Il termine “termovalorizzatore” è un termine italiano utilizzato per addolcire la pillola. Non è quindi un termine utilizzato nè nelle normative europee nè in quelle italiane. I termovalorizzatori, anche se hanno una parte di recupero energetico sono degli inceneritori. La vera valorizzazione del rifiuto non è l’incenerimento, ma il riciclo o il riuso.

Il secondo mito da sfatare è che non è vero che “a norma di legge” significa “sicuro” e non è quindi garanzia di sicurezza ambientale. “A norma di legge” vuole dire che sfrutta le migliori prestazioni possibili. Il terzo mito da sfatare è che “gli impianti moderni sono sicuri” e su questo ci sono molti dubbi. Importante notare che i controlli vengono fatti in condizioni standard e non eseguiti quindi in fase di accensione o spegnimento dove i livelli di diossina sono più alti. Il quarto punto è che i controlli sono insufficienti. Prima di tutto non sono eseguiti dall’ARPA (…) ma dai gestori degli impianti stessi, non sono effettuati nelle peggiori condizioni dell’esercizio e soprattutto non sono effettuati su tutte le matrici (acqua, aria,etc.).

Giulio Maria Tenuzzi, presidente dell’ordine dei medici di Monza Brianza sostiene che l’inceneritore fa male e non farebbe vivere i suoi figli se non a 2 km di distanza da quello. Il quinto mito da sfatare è che “ la raccolta differenziata non si può fare nei grossi centri urbani”. Possiamo invece notare che nei paesi come Salerno e Novara si sia riuscita a fare una raccolta differenziata del 70% dei rifiuti. Secondo vari studi il 60% di quello che è presente normalmente in un sacco nero è riciclabile. Il sesto mito è che “la raccolta differenziata costa”, questo viene detto specialmente per la raccolta differenziata oltre ad una certa soglia. Questo può sembrare effettivamente vero riguardo alcuni costi (ad esempio un maggior impiego di personale per la raccolta di rifiuti), ma c’è un risparmio energetico e di altra natura che fa risultare la raccolta differenziata più che conveniente. Il settimo riguarda “il teleriscaldamento”; questa tecnica può essere utilizzata in maniera differente, per esempio attraverso l’uso del metano, o con l’uso dell’energia geotermica come fanno a Ferrara. L’ottavo mito è “ rimane sempre qualcosa che va bruciato”. Vero che non si può ancora riciclare tutto, ma quello che non si riesce a riciclare piuttosto che bruciarlo, sostiene Gianmarco Corbetta, è meglio gestire i materiali in alcuni impianti a freddo. Il nono mito è che “senza inceneritore” tornano le discariche.

Dopo la presentazione proposta da Corbetta, Connett incomincia il suo intervento in un inglese semplice e chiaro. È la 57esima volta che lo scienziato statunintense viene in Italia e Sesto San Giovanni è la 238esima citta in cui ha parlato. Connett ha iniziato parlando della sostenibilità: “viviamo in questo pianeta come se fosse un sandwich” sostiene il professore chiamando questo fatto la “mcdonalizzazione del mondo. Se tutti consumassero come gli americani avremmo bisogno di quattro pianeti, due pianeti se consumassimo come gli europei, e purtroppo, india e cina, stanno copiando i nostri modelli di consumo”. Continua dicendo che il trend economico della società è “estrazione di materie prime, produzione di oggetti, consumo degli oggetti, rifiuti”, ma più passa il tempo e più il tempo tra estrazione della materia prima e rifiuti si è accorciato. Per l’estrazione di materie prime e per la produzione di oggetti si consuma energia, si inquina l’aria con l’anidride carbonica e si creano rifiuti solidi. Con l’utilizzo delle discariche non si può alleviare questo processo e per questo la discarica non è una soluzione sostenibile. Neanche l’inceneritore è sostenibile ma se ricicliamo i rifiuti è possibile eliminare l’impatto ambientale che ha l’estrazione delle materie prime. In più il riutilizzo degli oggetti elimina anche il processo di produzione stessa. Un buon utilizzo dei rifiuti organici, sul quale Connett si sofferma spesso, è quello del compostaggio, una forma di riciclo che fa tornare il materiale alla terra. In Italia i 2 terzi di materiai finiscono nelle discariche o negli inceneritori.


Connet sostiene che
“l’inceneritore moderno è un tentativo di perfezionare una pessima idea”. Il nostro compito, continua il docente americano, non è quello di trovare modi migliori per distruggere i materiali di scarto, quanto arrestare la produzione di imballaggi e di prodotti.

Connett sostiene che per arrivare a “rifiuti zero 2020” occorrono 10 passi:


1) responsabilità comune
2) responsabilità industriale
3) una buona leadership politica
Divide poi in 10 “step” il percorso di “rifiuti zero”.
1) separazione alla fonte: bisogna separare rifiuti e risorse
2) raccolta porta a porta: Connet dice che a San Francisco ci sono i Fantastici 3, ovver 3 raccoglitori di rifiuti: multimateriale, organico e residuo. Gravissimo fatto è la frequente mancanza della raccolta dell’organico. Come spesso ha fatto durante l’incontro, il professore ha preso in considerazione l’esempio di Capannori, città toscana molto avanti nella raccolta differenziata.
3) compostaggio: è il risultato della umidificazione e della decomposizione di materie organiche che possono essere riutilizzate per fertilizzare ad esempio campi e prati.
4) riciclaggio: sostiene che è assurdo che vengano bruciati materiali il cui costo sul mercato aumenta in modo considerevole. A San Francisco si è raggiunto 80% di riciclaggio.
5) riuso: il riuso è ancora più positivo del riciclaggio poiché ha anche un altissimo vantaggio economico, ad esempio la creazione di nuovi posti di lavoro. Sostiene Connet che bisogna invogliare i costruttori e gli architetti nella rete consumi zero.
6) ridurre il 20% di rifiuti non ancora riciclabile: bisogna riuscire a minimizzare la frazione residua dei rifiuti non riciclabili con innovazioni come il riutilizzo di bottiglie attraverso la vendita di alimenti sfusi.
7)incentivi economici

I primi sette passi portano ad una migliore situazione rispetto alla situazione che può portare un inceneritore. Ma per migliorare ancora sono necessari:


8) impianti di separazione della frazione residua
9) miglior responsabilità industriale: per riuscire a superare una certa soglia di riciclaggio c’è bisogno di un intenso coinvolgimento delle industrie e delle università locali. Il messaggio che va’ mandato all’industria, dice connet, è “se non si può riciclarlo non bisogna produrlo.”

10) discarica temporanea

Connett infine sostiene che il piano è: “meglio per l’economia perché porta più posti di lavoro. È meglio per la salute poiché meno inquinante. È meglio per le università perché possono fare ricerca ed avere più mezzi. È meglio per il nostro pianeta poiché più sostenibile. È meglio per i nostri figli poiché possono avere più speranze.”

  “La Terra non ci è stata lasciata in eredità dai nostri padri, ma ci è stata data in prestito dai nostri figli [Proverbio indiano]

Amerigo Paparelle


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