Beppe Grillo da Enrico Mentana: sfida all’oligarchia

23 marzo 2014

Informazione

Riporto un articolo assolutamente interessante che elabora delle considerazioni sulla recente intervista di Enrico Mentana a Beppe Grillo.

 

IN ESCLUSIVA PER L’INTELLETTUALE DISSIDENTE: a cura di Arnaldo Vitangeli, direttore della rivista economica “La Finanza”. 

Chiunque si trovi in qualche modo a contatto con il potere e impari a conoscerne le dinamiche scopre immediatamente due cose: la prima è che il vero potere è occulto, non si mostra mai nella sua vera essenza e utilizza delle immagini che frappone tra se e le masse. La seconda è che in un sistema del genere che si basa sulla rappresentazione fittizia e sull’inganno ogni informazione e conoscenza è un elemento di forza e ogni verità detta pubblicamente genera un nemico.

Certo, Beppe Grillo da Mentana ha dato una sua spiegazione della realtà, l’ha descritta sulla base delle sue conoscenze e idee, che si possono condividere o meno, ma non ha mentito. Un atto simile appare come autenticamente rivoluzionario e sovversivo. E’ una dichiarazione di guerra a un blocco di potere immenso, che va dalle banche alle cooperative, da Londra a Washington a Berlino, dai grandi poteri finanziari internazionali, ai grandi gestori del business dell’energia. Si è in pratica schierato contro le oligarchie, nazionali e internazionali, che governano il mondo e che utilizzano la stampa, (che spesso posseggono direttamente) i governi (che indirettamente controllano) e perfino l’industria dello spettacolo, per nascondere i veri attori sulla scena mondiale e creare un mondo virtuale, in modo da dare ai popoli occidentali la sensazione di decidere democraticamente del proprio destino. Non è una novità: il potere è questo da millenni, da quando gli imperatori pagavano i poeti per cantare inesistenti origini divine o diffondevano inverosimili calunnie sui nemici sconfitti.

Nei secoli questo principio di “asimmetria conoscitiva” tra governanti (palesi o occulti) e governati, non è mai venuto meno. Gli esempi storici sono innumerevoli; nessuno è sfuggito alla necessità di controllare i “sudditi” decidendo cosa potevano e cosa non potevano sapere, dalla Chiesa Cattolica, agli stati liberali, dai regimi comunisti alle teocrazie islamiche. E questo principio di omertà, in base al quale è pericolosissimo rivelare ai popoli informazioni che è bene rimangano in consessi limitati non riguarda solo chi il potere lo gestisce, ma anche il numero ben più significativo di uomini che dal sistema in vigore ottengono qualche tipo di vantaggio e protezione, che insomma hanno una qualche forma di potere (ad esempio docenti universitari, funzionari pubblici di ogni livello etc…)

Qualsiasi uomo di potere vedendo l’intervista del leader del Movimento 5 Stelle  ha capito subito di trovarsi davanti a qualcosa di assolutamente nuovo e pericolosissimo, una forza politica di massa assolutamente sovversiva, poichè rifiuta il ruolo di attore in una commedia, di burattino chiamato a fare uno spettacolo, dando l’illusione di muoversi autonomamente quando i fili invisibili che lo guidano sono ben saldi nelle mani del burattinaio. L’unico modo per strappare quei fili è mostrarli al pubblico, raccontare il grande inganno in cui viviamo e denunciare al popolo le malefatte del potere, quello vero.

Grillo non ha risparmiato nessuno. Gli attacchi contro la putrescente classe politica italiana non sono sorprendenti e rientrano perfettamente nel principio di concorrenza tra burattini, che è stato il fulcro della vita politica in Italia negli ultimi decenni, ossia convincere spettatori e burattinaio che i pupazzi in scena sono vecchi e usurati ed è  bene sostituirli. Ma Grillo non si è limitato a contestare la classe politica, ha attaccato con le sue parole l’intera classe dirigente del Paese, raccontandone la corruzione, l’inadeguatezza, l’incapacità e descrivendo i disastri che un ampio gruppo di manager pubblici, banchieri privati, giornalisti quotati, professori riveriti, imprenditori invidiati hanno causato al nostro Paese. Nessuno prima aveva osato farlo. Ogni manager pubblico con la sua clientela di nomine e favoritismi, ogni imprenditore sovvenzionato dallo Stato, con tutto il suo seguito di dipendenti, ogni giornalista strapagato da giornali che vivono di soldi dello Stato o di tv che sono finanziate con le nostre tasse, ogni grande banchiere con il suo devastante peso economico ora sa che Beppe Grillo fa sul serio, che non è nel sistema ed è impossibile farcelo stare. Ma i nemici più pericolosi il Grillo Parlante se li è fatti all’estero, dove ci sono coloro che contano davvero e che delegano ai propri rappresentanti italiani il governo della colonia chiamata Italia. Grillo ha attaccato l’Europa dei burocrati e delle banche, raccontando l’assoluta mancanza di democrazia e l’insensatezza economica della loro visione. Ha chiamato in causa la Germania, per il suo perseguire solo gli interessi tedeschi con feroce indifferenza nei confronti del destino dei Paesi del sud dell’Unione.

Ha raccontato delle ingerenze di Stati esteri nella formazione degli ultimi governi italiani (ovviamente prontamente smentite dagli interessati). Ha svelato la presenza di un enorme programma per la raccolta di dati  (BIG DATA) che, nel silenzio, raccoglie miliardi di dati in tutto il mondo e che rappresenta un’arma straordinaria contro ogni oppositore ed ha  infine raccontato di come la rivolta in Ucraina sia un fenomeno legato ad interessi internazionali, in particolare americani, e di come il governo ribaltato fosse stato democraticamente eletto, guadagnandosi il più potente dei nemici, gli Stati Uniti d’America.

Oggi, dopo l’intervista di Mentana, a Grillo possiamo affermare che in Italia esistono due grandi blocchi politici contrapposti: il primo è quello conservatore, in cui rientrano il PD, FI, e tutti gli altri partiti politici tradizionali, che accettano come inevitabile o addirittura appoggiano il progressivo aumento di potere delle elites finanziarie internazionali, intendono la lotta politica come una concorrenza o un’alternanza all’interno di questo sistema di potere globale e, di conseguenza, ritengono necessario che il cittadino sia tenuto all’ oscuro del vero volto e delle vere dinamiche del potere.

Dall’altro c’è il Movimento 5 Stelle, che punta ad annullare la distinzione tra governanti e governati, vuole che i cittadini prendano in mano le sorti del Paese e siano pienamente informati di ogni aspetto della realtà politica, anche i più scabrosi e innominabili. Vuole insomma una democrazia autentica e diretta, e per ottenerla, come è inevitabile, punta a un’informazione libera e completa, perché un cittadino tenuto nell’ignoranza non può essere libero.

E’ la rete che ha consentito questa rivoluzione.

Prima dell’avvento di internet di massa la comunicazione era un processo unilaterale, da un lato le tv, i grandi giornali, i grandi gruppi editoriali che producevano, in coerenza con gli interessi dei loro proprietari, una rappresentazione della realtà, dall’altro gli spettatori che ricevevano passivamente queste informazioni . Era impossibile fare comunicazione di massa se non si possedevano giornali, televisioni o radio, ma questi strumenti hanno costi multimilionari, dunque era impossibile possederli senza essere accettati e riconosciuti dalle oligarchie economiche nazionali e internazionali.

Oggi una fitta rete di blog, siti internet, pagine youtube, amplificate dai social network fanno si che un ragazzino con una videocamera da 100 euro possa creare e diffondere video che raggiungono milioni di persone, senza bisogno di capitali e senza possibilità di censure da parte del potere. Si tratta di una rivoluzione comunicativa che, per importanza, è paragonabile all’invenzione della stampa, che è stata un elemento imprescindibile per la fine del sistema feudale e la nascita della borghesia. Oggi il vero “scontro di civiltà” è quello tra le oligarchie più o meno occulte, che controllano la vita economica, politica e culturale del Paese, e una massa sempre più grande di cittadini che rifiuta questo modello di società, non crede alla rappresentazione mediatica che il potere fornisce e reclama una sovranità autentica e un’informazione libera.


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